10.26.2007

E' come te mia cara... tieni botta!

Jenny non vuol più parlare
non vuol più giocare
vorrebbe soltanto dormire
Jenny non vuol più capire
sbadiglia soltanto
non vuol più nemmeno mangiare
Jenny è stanca
Jenny vuole dormire
Jenny è stanca
Jenny vuole dormire
Jenny ha lasciato la gente
a guardarsi stupita
a cercar di capir cosa
Jenny non sente più niente
non sente le voci che il vento le porta
Jenny è stanca
Jenny vuole dormire
Jenny è stanca
Jenny vuole dormire

Io che l'ho vista piangere
di gioia e ridere
che più di lei la vita
credo mai nessuno amò
io non vi credo
lasciatela stare
voi non potete

Jenny non può più restare
portatela via
rovina il morale alla gente
Jenny sta bene
è lontano...la curano
forse potrà anche guarire un giorno
Jenny è pazza
c'è chi dice anche questo
Jenny è pazza
c'è chi dice anche questo

Jenny ha pagato per tutti
ha pagato per noi
che restiamo a guardarla ora
Jenny è soltanto un ricordo
qualcosa di amaro da spingere giù in fondo
Jenny è stanca
Jenny vuole dormire
Jenny è stanca
Jenny vuole dormire
Jenny è stanca
Jenny vuole dormire

10.24.2007

Impossible is nothing

È possibile non commettere nessun errore e perdere lo stesso. Non è fantascienza, è solo la vita.

10.22.2007

L'attimo fuggente

E' la fine di una faticata tremenda, peggio di una maratona. E all'ultimo secondo, quando sei li per vincere... è sfumato tutto. Mi guarda in faccia, volto segnato dal sudore. Io ho ancora il fiatone e ansimo dalla fatica. Forse non ci credo neppure ancora. Qualcuno è disteso per terra stravolto. Una smorfia di dolore, una mezza frase che non ha bisogno di essere terminata: "Dio... sempre... quando è il momento decisivo...". Quanto è vero... la sintesi perfetta di tutta questa storia.

10.21.2007

Il tuo ginocchio e il suo amico chirurgo

In realtà è una cosa che un po' mi preme e che volevo capire, anche se forse non ha nessun senso o forse sotto sotto ci tenevo solo a soddisfare la mia curiosità e ampliare le conoscenze in un campo, quello medico, dove appena si entra un po' nel dettaglio faccio fatica a seguire termini troppo particolari e discorsi da esperti esperti, almeno per gli infortuni che non ho mai conosciuto bene in precedenza. E questa particolare situazione la volevo capire, perchè è capitata al mio caro amico Andrea Della Valentina qualche anno fa, a 33 anni, e lo ha costretto allo stop definitivo con la palla a spicchi, per via di quell'infortunio su un ginocchio già usaurato dall'età e malconcio da altri infortuni. Ma per dio questo ginocchio, seppur bersagliato dalla sfiga fin dalla tenerissima età, è molto più giovane e le tecniche mediche sempre più all'avanguardia, quindi non facciamo scherzi...Per capire tutto ciò ho avuto moltissime difficoltà, le più grosse oggettive e logistiche, ma se c'è una cosa che non sopporto è che sia questa la fonte principale e quindi armato di pazienza, di carta e penna, di dizionario e del tempo di un amico laureato in medica che ha studiato qualche anno in America, sono arrivato a una descrizione semplice e chiara di quello che volevo sapere. E ora lo scrivo, così quando avrò voglia di andare a rivedermelo non dovrò fare solo affidamento sulla memoria ma posso usare il supporto delle parole scritte.Questo particolare infortunio che mi preme capire è dovuto a un urto molto forte del ginocchio, non necessariamente scontratosi contro qualcosa, ma anche in seguito a una torsione molto forte, una distorsione secca che porta la rottura di qualche legamento. Nel nostro caso, torsione forte del ginocchio con la gamba immobilizzata che non ha quindi seguito il movimento, con interessamento del legamento esterno. Ma quello è il problema minore, il legamento esterno non è strutturalmente fondamentale per il ginocchio. Certo, è meglio averlo sano piuttosto che rotto, ma col tempo si cicatrizza anche da solo, e poi non sottolizziamo che non è questo il punto principale... Anni fa nel primo infortunio la torsione aveva fatto saltare via la cartilagine della rotula e della troclea. Questo dalla risonanza non è visibile a occhio nudo, ma un esperto (e in effetti ci sono stati fin da allora diversi pareri medici) noterà una diversa sfumatura di nero in prossimità delle ossa. Ecco, quello è il punto dove la cartilagine è saltata. La cartilagine è una specie di cuscinetto che funziona da ammortizzatore, e tutte le articolazioni ne sono dotate. Correndo, saltando ma anche solo camminando, questo ammortizzatore impedisce che le articolazioni vengono a contatto tra loro. Il trauma è stato cos' forte che la cartilagine non ha ammortizzato l'impatto e si è danneggiata, alcune scheggie si erano conficcate nel vivo dell'articolazione, altre ne avevano solo graffiato lo strato più superficiale. L'esempio calzante è quello di una mandorla, quando tiriamo una martellata al guscio e questo, schiacciandosi, va a spappolare o almeno a scalfire il frutto al suo interno. La pressione dell'urto è stata forte, ma dalle risonanze non si può capire quanto sia stato il danno e se oltre alla cartilagine della rotula sia stata danneggiata anche quella del femore. Ti devono aprire il ginocchio e vedere dentro che cosa ci trovano. Generalmente la cartilagine si usura con il tempo, con l'età, ma qui è proprio stata distrutta. La cosa grave è che le cellule della cartilagine, i condrociti, sono come le cellule neuronali. In sostanza, sono uniche. Non si rigenerano. E' questo il grosso casino. Perciò quando questo danno è stato fatto l'organismo non è in grado di ripararlo da solo. Fino a pochi anni fa nemmeno la chirurgia ortopedica era in grado di riparare una cartilagine lesionata. L'esempio calzante in questo caso é Marco Van Basten, con le sue caviglie di cristallo, che ha dovuto abbandonare a neanche 30 anni. Che giocatore Van Basten... ma questa è un'altra storia. Al giorno d'oggi, e per fortuna anche al giorno di 7-8 anni fa (perchè è da tanto che è iniziato questo cinema) si può fare un'operazione che si chiama "innesto osteocondrale". Si tratta di prelevare un microframmento di ossa e cartilagine da una parte sana dell'articolazione e impiantarlo nella zona colpita dal trauma. Generalmente si hanno buone possibilità di guarire. Nel nostro caso è andata bene.
Non è finita qui però.
Dopo l'operazione è necessario il drenaggio del ginocchio, ossia introdurre nel corpo delle soluzioni saline e farle fuoriuscire dal ginocchio, sotto forma di sangue. Questo tramite flebo. Poi arriva la parte della riabilitazione. Quando una fiseoterapista vestita di bianco si mette in testa di piegarti il ginocchio a qualunque costo. Ma il ginocchio non si piegherà mai, il tendine rotuleo non è nato per fare il legamento, ha tutto un altro grado di tensione. E se alla fine si piegherà è solo perchè la fiseoterapista ha la testa più dura di un tendine rotuleo. E poi comincerà a sfogarsi sul quadricipite, che è il primo muscolo che perde il suo tono e su cui puoi iniziare a lavorare, massacrandoti di potenziamento fino a quando non vedrà tornare a curvare leggermente il muscolo sotto il profilo della coscia. E allora saranno passati almeno 4 mesi da quando c'è stata l'operazione. Dopo 5 forse puoi iniziare a correre, dopo 6 ti fanno vedere la palla e se tutto va bene dopo 7 puoi pensare anche a giocare.E qui c'è il momento che tanto aspettavi... quando risenti il pallone tra le mani in partita. Lo riconosci, lui ti riconosce. E scopri che giocarci assieme non è poi tanto diverso da prima. E il primo canestro cancellerà tutto, ormai sei più forte di prima. Il tuo calvario sembra passato...
Sembra.
Perchè non è finita qui.
Quando inseriamo nel nostro corpo, in questo caso nel tuo ginocchio, un corpo estraneo, beh... anche se tutto sembra andare bene, è sempre un corpo estraneo e se madre natura non ce lo aveva messo un motivo ci sarà, e quindi col tempo rischia di avere problemi. E in effetti tu li hai avuti, per non farti mancare niente. A parte che nel frattempo ha dovuto intervenire anche sull'altro ginocchio, ma per una cosa meno grave che qui non ricordiamo neanche. Succede, dicevo, che la nuova cartilagine si è un po' sfilacciata, perchè in fondo è una cosa non tua ma di ripiego e inserita con un bisturi, e quindi dicevo alcuni frammenti si sono staccati e vagano per il ginocchio, tra i legamenti. Questo è un problema, perchè durante la loro normale azione i legamenti sfregano contro questi frammenti e causano dolore, e quando alcuni di essi decidono di cicatrizzarsi dove non devono il ginocchio comincia a gonfiarsi sotto sforzo. E pertanto va riaperto, per una pulizia dei frammenti staccati e per staccare le cicatrizzazioni sull'osso e sui legamenti che lo fanno gonfiare. Questa operazione è più semplice, bastano due mesi e mezzo per tornare efficiente. E un altro drenaggio di sangue, dimenticavo...In sostanza siamo già a 3 operazioni in due diverse ginocchia, per tacere dell'anno perso (anzi, solo 9 mesi) per la rottura del tendine di achille. Quella è un'altra storia, oggi ci concentriamo sul ginocchio.
Già, perchè non è finita qui.
Capita che, sempre nel ginocchio più bersagliato giusto perchè la sfiga ha una vista infallibile, si sia creata (qui ho dovuto farmelo scrivere tutto perchè non ero in grado di capirlo) una "modica meniscosi a carico del corno posteriore della fibrocartilagine meniscale interna". O almeno questo hanno deciso dopo aver sentito tre medici diversi. Ma qui c'è anche della fortuna in tutto questo, infatti almeno siamo in assenza di lesioni ma solo di un forte gonfiore dovuto alla rottura di una piccola capsula della cartilagine del menisco, dove passano anche dei legamenti collaterali e l'apparato estendore tendineo. E' stato necessario solo un mesetto di riposo, un ciclo di laser terapia, tens e l'aspirazione del liquido che ha prodotto la diminuzione del gonfiore. Il liquido sinoviale è stato succhiato con una siringa e il sangue in eccesso espulso con il solito drenaggio. Hai visto, a sto giro non è servito neanche il bisturi, che poi tanto ormai le cicatrici sono talmente piccole e nascoste che non si notano neanche. E poi quelle cremine miracolose che sciolgono tutto...Ora siamo di nuova in pista e tutto sembra quasi a posto, a parte qualche piccola infiammazione e qualche necessaria seduta di laser e ghiaccio... ma almeno non ci sono più gonfiori, dolori persistenti e rischi di nuove rotture.E che il cielo d'ora in poi te la mandi buona, alla tua giovane età sei in credito con la sfiga per almeno 4 carriere intere...

10.18.2007

Una nuova canzone per lei

Seduto a guardare
mentre il sole va giù
ascoltando qualcosa
che non sai neanche tu
il "ritmo" del mondo
batte dentro di te
mentre cerchi qualcosa....
che forse non c'è!

E rimani così
incantato a seguire
quei riflessi... che il Sole
non lascia morire.
E ascolti le immagini
dentri di te...
mentre suoni... e la Musica..
...nasce da sé...

E sarà un'altra volta per lei
una nuova canzone per lei
una storia d'amore per lei
... lei che dorme e non sa che ci sei...
... lei che forse, non la sentirà... mai!!!

E quando ti accorgi
che la Sera è già lì
che "qualcosa"... finisce...
... o comincia così....
.....I brividi... i brividi....
che senti salire....
...sono quelli che ancora...
...non riesci a capire!!!

E rimani così
intontito a guardare
qualche cosa.... che forse...
Non potrai raccontare....
E lasci che il vento
ti porti con sé
Mentre suoni...e la Musica...
... nasce da sé...
.... e sarà....

E sarà un'altra volta per lei
una nuova canzone per lei
una storia d'amore per lei
... lei che dorme e non sa che ci sei...
... lei che forse, non la sentirà... mai!!!

Playground

Flashback.
Su quel playground si cominciava sempre a giocare a quell'ora, nel primo pomeriggio, sotto un sole incazzato che ti squagliava ancora prima di iniziare.
Non c'era distinzione tra uomo e donna, gente scarsa o forte. Facevi la tua coppia, aspettavi il tuo turno e potevi metterti alla prova con il campo asfaltato più carogna che esista, e sperare di non cadere. Perchè non c'era ghiaccio, non c'erano fontanelle. Si poteva solo imprecare.
"Ma sei sicura che vuoi giocare con me? Io non gioco da una vita... e poi non sono al tuo livello."
"Taci, sei alto i rimbalzi sono tuoi e conosci il gioco. E tutti e due daremmo un braccio pur di non perdere. Questo per battere quei due merdosi basta, a fare canestro ci penso io. Stai tranquillo. Siamo li insieme."
Le regole erano semplici, si arriva all'11, chi perde esce (e per almeno 3 ore buone non c'erano poi possibilità di rientrare) chi vince sta in campo. Chi segna tiene il possesso, ogni canestro vale un punto. Non ci sono arbitri, ognuno chiama i falli che crede di aver subito e c'è la possibilità di contestarlo. Nessuno contesta mai, ma tantomeno nessuno chiama fallo. E' roba da deboli, da gente che ha paura. E per giocare dentro li non puoi avere paura, se no è meglio che non inizi neanche perchè non farai in tempo a raccogliere la palla dopo un canestro avversario che la ritroverai ancora che esce dalla tua retina. Giocare con una donna non è un vantaggio. Non c'è molta cavalleria con loro, specie dopo i primi due canestri. Poi di colpo perdevano ogni immunità, e vengono stoppate e prese a gomitate peggio che i maschi. Ma lei ha la mano molto morbida e soprattutto non sa cosa sia la paura su un campo da basket. E questo, in quel playground, può fare la differenza. Inoltre le donne sanno benissimo come difendersi, e giocando non è cosi difficile ficcare mezzo centimetro di unghia nella carne della schiena avversaria, o tirare involontariamente qualche pizzicotto di quelli che ti lasciano il segno per almeno due settimane. Questo se hanno poco seno, perchè se vanno oltre la terza ti si possono strusciare addosso o farti sentire in difesa il loro petto contro la tua schiena, e allora diventa molto molto più difficile giocare e rimanere concentrati.
Ma torniamo a noi... agli sfidanti non era concesso alcun tiro di prova, si diceva che era un modo per compensare la stanchezza di chi proveniva da una partita precedente. Il trucco era far girare molto la palla e prolungare al massimo le prime azioni, per prendere confidenza. Ecco perchè sapevo che lei non avrebbe mai preso il primo tiro, anche se probabilmente lo avrebbe ciuffato ugualmente. I suoi tiri erano una questione privata tra lei e la retina, il ferro non osava quasi mai intromettersi. Ci sono coppie, in quel campo, che durano meno di un ghiacciolo. Vengono rincretinite di canestri ed escono senza neanche ricordare come si chiamano, e non è un bene perchè per rientrare in campo l'attesa è lunga e scomoda. Noi invece teniamo botta, a dire il vero siamo anche un po' fortunati perchè io riesco a contribuire con qualche punto, faccio un paio di buoni blocchi e lei è in giornata buona. In effetti pensando solo a fare questo e a prendere i rimbalzi, siamo una coppia abbastanza solida in campo. I problemi iniziano quando loro si guardano e iniziano a difendere sporco, tirare la maglietta e andare al limite del fallo e spesso anche oltre. Salendo l'intensità noi facciamo più fatica e loro ci riprendono senza grossi problemi. Sul 5 pari lei subisce una penetrazione sul lato che per colpa di un gomito in faccia non può contenere, il mio aiuto arriva in ritardo e siamo sotto. Non hanno solo fatto canestro, ci hanno superato. Lei si rialza da terra visibilmente incazzata per la gomitata ricevuta e raccoglie il pallone da terra, senza fiatare. Lui le sta davanti e dice "Ridammelo, da brava, che te lo rifaccio uguale". Lei in effetti ubbidisce, perchè il pallone viene si restituito all'avversario, ma a trecento all'ora e in pieno stomaco. Lui rincula senza un lamento, che davanti a una donna sarebbe vergogna, trattiene il respiro e continua a fissarla dritto negli occhi. Lei non ci pensa nemmeno ad abbassare i suoi, nessuno dei due cederà per primo. Due giocatori di basket arrivano a odiarsi in questi casi, poi la partita riprende come se nulla fosse. Le accarezzo leggermente il capo da dietro: "Stai tranquilla e lascialo perdere quella testa di cazzo." Lui penetra ancora a sinistra, questa volta il mio aiuto è buono e riusciamo a chiudere lo spazio per lo scarico. Lui, piuttosto che buttare via la palla, se la trascina con se a fondo campo e per fare questo si scontra inevitabilmente con lei che ha chiuso la linea di fondo. "Ahh" è il suo verso nel momento dell'impatto con quel bisonte di almeno 20 chili più pesante e per giunta in corsa. "Aaaaahhhhhh" la prende in giro lui rientrando in campo e imitandole il verso con movimenti molto femminili delle mani. Lei non gradisce, ma è fantastica perchè la sua reazione sono 2 canestri in faccia consecutivi, di quei tiri che sarebbe proprio da farle i complimenti se non fosse che sta già pensando all'azione successiva. Lui si vendica ancora e questa volta in modo meschino, chiamandole un "passi" molto molto dubbio. Lei non ci pensa neanche a contestare, tiene i nervi saldi e gli lascia la palla per terra:" Basta che non piangi, coglione." Più o meno saldi...
E li riprende la loro rimonta e mentre il sole continua a massacrarci ci raggiungono ancora sul 9 pari. Palla a loro, pick and roll. Noi non riusciamo a cambiare marcatura e lei si ritrova sotto canestro con l'avversario di spalle. Cerca di aggrapparsi alla sua schiena, purtroppo la grandezza del seno non è il suo punto di forza, ma deve cedere. Manca un solo canestro. Li ho fatto una delle cose che per non so quale motivo ricorderò sempre nella mia vita, e che mi hanno reso orgoglioso di essere li in quel campo, con lei a darle una mano a vincere quella partita. Era si un gioco a due, ma il grosso lo ha fatto lei. Sono andato in cielo. Con un salto che non so neanche io come sono salito a stoppare quella palla, che mi è anche rimasta attaccata alla mano. E poi l'ho portata al petto, stringendola forte per sentirla mia e con il gomito in fuori per proteggerla, con istinto quasi materno. E lei per ringraziarmi ha fatto la cosa più bella che potessa fare in quel momento, è schizzata fuori dalla linea del tiro da tre punti mentre i nostri avversari si stavano ancora rendendo conto di quel che era successo, rendendo di nuovo viva l'azione per noi. Non ho dovuto fare altro che mettergliela in mano e stare a guardare quella parabola perfetta che dall'angolo andava a bucare dolcemente la retina. 10 pari, ma adesso la palla ce l'abbiamo in mano noi. E la nostra voglia di fare canestro è fuori da ogni logica. L'idea è quella di giocarla come meglio sappiamo, ossia pick and roll per un buon tiro suo con io che vado a cercare di prendere il rimbalzo. Fare le cose più semplici nel momento decisivo è sempre la cosa migliore. Lei con lo sguardo sceglie un lato e io vado a portare il mio blocco. Lei prende il blocco bene e si prende il suo mezzo secondo per arrestarsi e mettere il mirino, il suo avversario le sta arrivando addosso mentre lei scocca il tiro. Ma il mio di avversario, ha capito tutto ed è andato a pararsi davanti a lei. Lei è una giocatrice egoista, istintiva, ma che conosce il gioco. Il movimento di tiro si è interrotto bruscamente lasciando cadere la palla in mezzo all'area, dove io ero ormai solo. L'ho presa e dopositata dolcemente a canestro nel modo più dolce che conoscessi.
"Grazie per avermi fatto vincere, sei stata grande".
"Grazie a te, hai visto che ce l'abbiamo fatta."
"Sei fantastica quando ti incazzi così. Tu, così dolce!"
"Sono una lottatrice, lo sai. Andiamo a casa? Mi fa male la faccia, quel coglione mi ha preso a gomitate. Non vedo l'ora di fare la doccia."
"Intanto ti preparo qualcosa da mangiare, e poi ti ho comprato l'anguria."
"Grazieee" e un inconfondibile sorriso con la faccia che si gira per metà, quasi a nascondere timidamente il musetto dalla mia vista.
Flashback
Pensavo a tutti quei giochi che da bambino potevi azzerare con un "non vale" se non ti erano venuti bene. O a quando tu eri e io ero, e dopo, una sfilza di imperfetti con cui potevi inventarti un mondo o ricostruirtelo tale e quale a prima, se si era rotto. Di colpo mi venne in mente quella insalatiera a cui mia mamma teneva tantissimo che io ruppi giocandoci da bambino. E mi venne in mente mia mamma che piangeva quando mi ha scoperto.
Facciamo che l'estate non era finita, che il semestre non era finito, che l'anno non era finito.
Facciamo che non avevo mai rotto l'insalatiera.
Facciamo che potevamo di nuovo giocare a basket insieme.
Facciamo che io sia un bravo cuoco.
Facciamo che...

L'assist

Per un playmaker non può esistere cosa più bella al mondo che passare la palla a qualcuno che per il momento non c'è, li dove l'hai lanciata, ma fra un attimo sbucherà fuori da un blocco e sfrutterà il tempo che gli hai regalato per buttarla dentro piedi a terra e senza mani avversarie davanti. Tutto questo significa avere un obiettivo in testa ed averlo realizzato.

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10.10.2007

Scopo

Ho sempre saputo che arriverò in cima al monte più alto.
E' un bisogno, una necessità, e' una sfida.. o un progetto,
un'idea per cui vale la pena vivere.
E morire, perchè no!
Per una causa così importante, chi non darebbe la vita?

Il Piccolo Principe

E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante.

10.09.2007

Una stanza nel cuore

In questa stanza del mio cuore vive qualcuno che viene da lontano ma non ha paura della solitudine. Qualcuno che non butta via niente, neanche i ricordi più dolorosi. Perchè anche loro le hanno insegnato qualcosa. Una ragazza forte, che non teme niente, che sa badare a sè stessa, che farà strada. E che non potrebbe mai immaginare di vivere anche in una stanza quasi vuota ma cosi piena di ricordi, sensazioni e storie da raccontare.

Sono immagini, semplicissime e a volte già troppo vecchie, e situazioni più o meno infantili. Sono il passato ma sono anche il presente, uno accanto all'altro e uno diverso dall'altro, uniti ma divisi, vicini ma lontani. Incredibile vederla muoversi in questa scenografia un po' frastornante, lei che per me è il simbolo di una vita vissuta giorno per giorno necessariamente senza legami importanti ma necessariamente piena di legami talmente forti da poterla seguire ovunque, che si è trovata incollata addosso un'etichetta di libertà che in realtà non le si addice.

Proprio come le etichette e le definizioni non le si addicono, in una vita piena di lavoro, amici, viaggi, impegni, scoperte, esperienze nuove, una quindicina di cd che di più non c'è posto, un computer che raccoglie tutti i ricordi e tutta la tua vita privata, qualche piccolo suovenir e una infinita voglia di vivere... a sorpresa c'è posto anche per gioielli stravaganti e un portafortuna da esibire nascondendolo, proprio perché indossato con quel suo disarmante sorriso: gli occhi che si fanno lucentissimi e la bocca che si spalanca e sembra occuparle il viso intero. La ragazza, comunque la immagini, è sempre bellissima.

La sua giovane età senza trucco è infilata in un paio di pantaloni color blu notte con il baffo della Nike bianco e in una maglietta rosa senza maniche, sottile come un lenzuolo. Con quel suo corpo potente, eppure straordinariamente femminile, si muove come un puma nella notte: con attenzione estrema ma un senso di sicurezza imperiale. Ha un passo lungo su delle scarpe, anch'esse della Nike, bianche. La osservo sedersi sul divano, afferrare una tazza e incrociare le gambe come i bambini che si siedono per terra. Su un tavolo, in basso, solo qualche rivista in disordine, un telecomando e l'ipod. Sul divano ci sono solo una coperta, il cellulare e la sua ombra che complice l'ora e il riflesso del sole la fa sembrare ancora più lunga. I capelli sono raccolti da un piccolo elastico blu in un codino che inviterebbe chiunque a tirarlo e lo sguardo si perde velocemente nel vuoto.

"Questa stanza è tutta tua", mi scuso rendendomi conto di avere disturbato con la mia presenza un luogo che le appartiene totalmente, quasi a volere aspettare il suo permesso prima di liberare qualche parola con gli argomenti infilati così a casaccio, messo in totale imbarazzo da lei, da lei sola, anzi dal fatto che lei si sia accorta di me, ma va benissimo: ascoltarla è un incanto e immaginarla ancor di più.

"Perchè mi tieni qui?" È come se la sua domanda avesse rafforzato in me un sentimento di abbandono. "Io non ti tengo qui, io ti ho costruito questa stanza e tu hai scelto di tornarci. Anzi, a dire il vero non te ne sei mai andata". Sono crudele. Vederla dentro li, da sola e tutta per me, è ingiusto. Non è il suo posto, è troppo piccolo, deprimente e per quanto io cerchi di scaldarlo... freddo. Ma soprattutto do l'impressione di non volerla mai fare uscire e questo non è possibile.

Altra sorpresa: a volte questa stanza nel mio cuore mi sembra essere la più grande di tutte, anche se non lo è. E lei si palesa davanti ai miei occhi. La guardo e un brivido mi corre per la schiena. E' proprio come la immaginavo. Anzi, se possibile, più abbagliante. Io tremo, e a lei manca la consapevolezza di essere stata la mia musa e, forse, il voler prepotentemente continuare a esserlo. Più tardi la rivedo con un paio di stivali alti, una gonna di jeans e una giacca di pelle, portata aperta su una maglia bianca leggera. "Ho aspettato per mesi di rivederti qui. Sei buffa così, non hai nè la tua tuta larga nè i jeans che ami tanto". Ma non è per niente buffa, e lei lo sa benissimo.

Ora si muove a piedi nudi in una splendida casa. E' piccolina ma sembra una di quelle dei telefilm americani ed è proprio la sua. E' il suo rifugio, oltre alla stanza che ha nel mio cuore ovviamente, ma quello credo che valga solo per me e per il mio egoismo. La casa è ingombra di scatole. "Quest'anno mio fratello ha detto che verrà a trovarmi". Di certo sei una ragazza adorabile, non sarai mai sola. Anzi, non vorrei portarti via altro tempo prezioso.

Ritorniamo allo scenario iniziale. "Beh ora devo proprio andare, è tardi. Tu puoi restare qui, qui... fino a quando vuoi". Lei non dice niente. Mi sono sentito in dovere di aggiungere: "E' tutto tuo qui, sei la padrona, non credo sarà facile sbatterti fuori". La sua vera passione è oggi il suo primo pensiero. La vedo contenta, sorride e non aggiungo altro.

Poi ci ripenso, mi fermo sulla porta. Trovo il coraggio per chiederle: "Ma tu una stanza tutta per me l'hai tenuta?" Domanda da debole, ma io molto spesso non so dove andare e una stanza cosi la vorrei proprio. Il suo viso è dolcissimo. Lei avrebbe potuto diventare una modella tanto è bella alla luce dei miei occhi. "Non l'ho fatto apposta" risponde mentre il suo sguardo mi dice di accettare la risposta come un sì. Dopodichè io ho solo sperato che sia qui e non in America, se no hai voglia... Ho quasi trent'anni, ho fatto le mie scelte e oggi mi sono svegliato triste. E con dei pesi che fatico a sostenere.

La scena torna nel profondo del mio cuore, lei ora ha dei pantaloncini corti di jeans tagliati, maglietta rosa e Nike grigie e rosa con calzini che si intravvedono appena a filo della caviglia. I capelli sono sempre raccolti. "Non sai quanto è stato difficile fare questo, e quanto volentieri e in fretta l'abbia fatto per te. Mi era capitato una sola volta prima, in tutta la vita." le dico in una lingua che non può capire. Mi guarda con la faccia perplessa e interrogativa. Ho fatto apposta... Quella è' la mia espressione preferita!

E' notte fonda e mi sveglio di soprassalto. Riordino le idee. Ho avuto fortuna, lei la trovo ancora li, nel mio cuore. Al buio a fatica cerco affannosamente il cellulare, voglio scriverle un messaggio semplice semplice... Voglio dirle quanto le voglio bene e che vorrei essere migliore per lei. Ma quando trovo il cellulare... prima di poterle scrivere sono io costretto a leggere un suo sms. E ributtandomi sul cuscino, mi scappa un sorriso...

Un'altra te

Un'altra te
dove la trovo io
un'altra che
sorprenda me
un'altra te
un guaio simile
chissà se c'è
un'altra te
con gli stessi tuoi discorsi
quelle tue espressioni
che in un altro viso cogliere non so
quegli sguardi sempre attenti
ai miei spostamenti
quando dal tuo spazio me ne uscivo un po'
con la stessa fantasia
la capacità
di tenere i ritmi indiavolati
degli umori miei
un'altra come te
ma nemmeno se la invento c'è
mi sembra chiaro che
sono ancora impantanato con te
ed è sempre più
evidente...
e mi manca ogni sera
la tua gelosia
anche se poi era forse più la mia
e mi mancano i miei occhi
che sono rimasti lì
dove io li avevo appoggiati
quindi su di te
mi sembra chiaro
un'altra come te
ma nemmeno se la invento c'è
mi sembra chiaro che
sono ancora impantanato con te
ed è sempre più
preoccupante...
evidentemente preoccupante
ma un'altra te
non credo....

10.06.2007

I principi

I miei principi spesso rimangono solo un mucchio di parole ed è triste per me non riuscire a palesarli con le azoini... Ci ho pensato molto oggi... nella mia vita sono stato fedele, leale e rispettoso verso persone che non erano "mie" in realtà, ma nel mio cuore... li Dio solo se e quanto erano o sono MIE... Non lo sono stato altre volte in cui avrei dovuto essere più corretto e leale, in cui il mio rapporto con l'altra persona me lo imponeva. Sbagliato forse, anzi sicuramente... ma non riesco a sentirmene in colpa... è pazzesco... ma è sempre il mio cuore che sceglie per me...

I giorni felici li viviamo senza accorgercene, e solo quando arrivano quelli brutti tentiamo invano di richiamarli indietro.
Arthur Schopenhauer

10.02.2007

Ehi, Astor

Ciao Gabri,
sono due domeniche di fila che ti cerco.... ma non ti vedevo perchè cercavo lontano, ed invece tu eri proprio li vicino a me...
Guarda giù ogni tanto che ora ne ho bisogno.
Bella...
Ciao Campione