10.23.2008

Masciadri racconta gli States

Da qualche settimana ha ripreso a sgomitare sotto il canestro della sua Famila Schio. Ma quella appena passata, per Raffaella Masciadri, non è stata certo un'estate come tutte le altre. La 28enne giocatrice azzurra è stata infatti l'unica italiana a calcare i parquet della Wnba (la lega professionistica di basket femminile Usa), con la maglia delle Los Angeles Sparks, la versione ''in rosa'' dei Lakers di Kobe Bryant. Un ritorno in grande stile per Raffaella, che già aveva giocato a L.A. nel 2004 e nel 2005. Stavolta però, oltre l'esperienza di vita sono arrivati anche i risultati, con la finale della Western Conference persa per un soffio contro le Silver Stars di San Antonio, poi battute nella corsa al titolo dalle Detroit Shock.
''È stata una grande annata'', racconta la Masciadri, ala di 183 centimetri. ''Sono partita diverse volte in quintetto base e mi sono sentita molto coinvolta nel progetto della squadra. Le cifre che ho messo insieme a fine anno (poco più di 4 punti e 1 rimbalzo, in 14 minuti di gioco per gara) non dicono tutto. Peccato per la finale di Conference sfumata di un soffio!''
Mancavi dalla Wnba da due stagioni: che basket hai ritrovato Oltreoceano?
''Molto più fisico, con grandi atlete: mi è toccato fare un bel po' di pesi per tenere il passo!
''Nelle Sparks hai avuto come coach il grande Michael Cooper, mito dei Lakers anni Ottanta ed ex del Messaggero Roma. Che rapporto hai avuto con ''Coop''?
''È veramente un tipo simpatico, aperto e disponibile. Purtroppo però, secondo me, ha risentito della grande attesa e pressione che c'era attorno alla squadra, che in molti indicavano come la favorita numero uno per il titolo. Lui ha puntato tutto sulle tre star –Parker, Milton e Leslie – mentre noi altre ci siamo divise i minuti che restavano: una volta giocavi 5 minuti, la volta dopo magari 30, senza motivo. Questo ha tolto sicurezze a qualcuna nel momento chiave della stagione''.
E Los Angeles? Come l'hai trovata in questo periodo pre-elettorale? La California è con Obama o McCain?'
'Con Obama! E anche tutte le Sparks! Pensa che Lisa Leslie andava in giro con una spilla-distintivo col faccione di Obama attaccata alla borsa! Una volta, alla fine di una riunione tecnica, si è iniziato a parlare di politica e una nostra vice-allenatrice ha invitato tutte le giocatrici - anche quelle che stavano per tornare in Europa - a iscriversi alle liste elettorali per poter votare! Il bello è che in America si parla liberamente del voto, e ognuno esprime la propria idea, rispettando quella degli altri''.
Cosa ti ha sorpreso di L.A.?'
'Quest'anno con me non c'era ''Chicca'' Macchi (l'altra azzurra che in passato ha giocato nella Wnba, nd.r.), e le ragazze della squadra erano molto socievoli. Quindi ho vissuto la città più da ''americana''. Siamo spesso uscite insieme, a fare shopping a Santa Monica, o al cinema, o a cena. Ho visto Hollywood e Beverly Hills, ma anche un parco naturale, il Sequoia National Park, dove ci sono le sequoie più alte e grandi del mondo: fantastico! Ora il sogno è visitare Las Vegas, prima o poi!''.
Hai lasciato gli States a inizio ottobre, quando la grande crisi economica stava per esplodere: che atmosfera si viveva in città?'
'Non ho visto troppa preoccupazione, ma certo, eravamo proprio all'inizio di questa situazione difficile. So che i biglietti per le nostre gare dei playoff sono stati venduti a prezzi scontati e in generale ho visto molti palazzetti pieni, ma anche qualche vuoto di troppo. Più che la crisi, conta come va la squadra. E poi noi avevamo quel fenomeno di Candace Parker: la gente veniva al palazzo dello sport tutte le sere, per vederla schiacciare!''.
E della guerra in Iraq se ne parla ancora? Che ne pensa la gente comune?'
'Il patriottismo è sempre un sentimento forte in America. Un giorno eravamo in aeroporto, sono passati dei militari e una mia compagna ha iniziato ad applaudirli; e subito tutte le altre hanno fatto lo stesso. Te la immagini la stessa scena da noi? Qui il rispetto diventa ammirazione, amore profondo. In molti criticano la presidenza Bush e nessuno vuole più la guerra, ma i militari e la Patria non si toccano! ''Right or wrong it's my country'', come recita il motto, e quando vedi diecimila persone che si alzano in piedi prima della partita per cantare l'inno nazionale, ti viene la pelle d'oca..''.
Torniamo in campo: l'Nba degli uomini sta per scattare. Qual è il rapporto fra la Lega delle donne e quella maschile?''
Siamo due realtà molto legate. Giochiamo quando il campionato Nba è in pausa, ma spesso i ragazzi dei Lakers vengono a vederci giocare: io ho visto le finali contro i Celtics, è ho un buon rapporto con Sasha Vujacic, lo sloveno che parla italiano e che ha giocato nel nostro campionato. Ma le star ci seguono con attenzione: ho visto Dwayne Wade alle nostre partite a Miami, e Tony Parker e la moglie Eva Longoria quando abbiamo affrontato San Antonio!''.
Gallinari, Belinelli e Bargnani ti hanno telefonato per avere qualche consiglio? Che suggerimento puoi dargli?'
'No, in realtà non li conosco di persona, anche se ho visto il ''Gallo'' in tribuna quando abbiamo giocato a New York…Quindi niente squillo, ma spero di conoscerli presto! Il ''Beli'' credo avrà più spazio, e l'ho visto molto migliorato sotto il profilo fisico; Gallinari potrebbe fare subito benissimo, se risolverà i problemi alla schiena; Il ''Mago'' ha avuto un'annata altalenante, ma gli auguro di cuore di ritrovare il suo gioco e ritornare protagonista''.
Hai un ''sogno americano'' ancora da realizzare?'
'Secondo me il mito dell'''american dream'' resiste ancora, malgrado tutto. Basti vedere quanta gente arriva dall'Europa e attraversa gli States, zaino in spalla, per conoscere, vedere, capire. Il mio sogno? Sarà banale, ma vorrei tanto vincerlo, questo benedetto titolo Wnba!''.

10.22.2008

Sproloquio...

Ehi tu, come stai?
Immagino bene visto che stai andando a giocare… mi spiace non esserci, sono in ufficio sta finendo cska milano e poi guardo siena mentre seguo il tuo play by play sul pc…. Dai che stasera gli spari un paio di triple!
E’ tanto tempo che non scrivo qualcosa per te, a parte la solita sfilza di sms talmente brevi da rendere difficile dire qualcosa più di una battuta o una veloce informazione. Invece ora sono qui tranquillo e ti scrivo, tra un canestro e l'altro, una cosa un pochino più seria che non mi esce mai dalla testa in questo periodo e un po' mi logora. Vengo subito al dunque perché non voglio farti perdere troppo tempo. Come sai sono molto geloso della mia privacy, dei miei sentimenti e delle mie paure. Però tu hai tutta la mia fiducia e col tempo abbiamo cominciato a condividere cose più pronfode e che vanno al di a dell’uscire o di un semplice rapporto di amicizia. Io e te ci sentiamo tutti i giorni e sei una delle pochissime persone di cui mi fido e su cui faccio notevole affidamento andando più o meno quotidianamente a chiedere sostegno per le piccole e le grandi cose. Questo rapporto mi piace molto, anche perché ci ha permesso di realizzarre insieme sogni importanti come il viaggio in america, e proprio perché è importante e profondo (a tal punto da spaventarmi un po’ pensando al giorno in cui potrebbe venire a mancare) è uno dei sostegni fondamentali per chi, come me, vive da solo molto del suo tempo sia libero che lavorativo. Di persona è dura parlare delle nostre cose, ci vediamo da soli talmente raramente che quei momenti è meglio dedicarli al divertimento o a parlare di cose che ci riguardano entrambi, o in genere per discorsi più allegri visto che poi ognuno he le sue di rogne…
Mia nonna non sta bene. Niente di definitivo per carità, ma sta per compiere 88 anni quindi è normale che il tempo si stia avvicinando alla vittoria nella sua partita contro la vita. Il problema più grosso di mia nonna è che ha le vene molto fragili, che spesso si rompono anche da sole o con un semplice contatto esterno, creandole delle piccole emorragie interne. Può bere solo un certo quantitativo di liquidi al giorno, ha una gamba molto gonfia e riesce a fare solo pochi passi con il girello. Per controllare la situazione deve prendere delle medicine piuttosto forti, grossi dosi di cortisone e una serie impressionante di pillole, oltre 20 al giorno. Purtroppo credo che man mano che diventiamo vecchi sia un po’ cosi per tutti cosi, anche tu mi parli di tua nonna e dei suoi problemi talvolta, e credo che siano importanti come quelli della mia. Ora non voglio stare qui a fare il dottore, sai anche te che queste medicine aiutano da una parte ma creano un sacco di problemi dall’altra. Lei non si sente bene, le hanno cambiato in continuazione le dosi ma le cose ormai non migliorano, non possono migliorare, è come una coperta corta, se le tolgono il male fisico rimane assonnata, stanca, meno lucina e gonfia e piena di cortisone. Se le tolgono cortisone e medicine ha male e non si può muovere, passa le giornate immobile Sulla sua poltrona, spostandosi a tavola per mangiare. Domenica scorsa dovevano portarla con la carrozzina al battesimo della figlia di mia cugina ma non riusciva a alzarsi e il medico ha proibito ogni spostamento. E’ molto triste vederla cosi. Lo so che non si sente bene, spesso è depressa, ogni tanto piange e si sente un peso. Io non so se lei abbia tanta paura quanta ne ho io, perché io sono terrorizzato. Non riesco a non pensare a come succederà, quando e a come lo verrò a sapere, a come sarà dopo. Ci penso tutti i giorni mia cara, e non sono affatto pronto. Spero che passeranno ancora tanti anni, ma ho una paura fottuta e anche se la vedo sempre bella e sorridente quando vado da lei so che non è cosi, che si sforza o che se sta bene sul serio il giorno dopo potrebbe essere diverso. Io ho perso la nonna paterna ormai 5 anni fa, ma è stata una cosa completamente diversa. Non avevo accusato cosi tanto. Forse in quel caso ero pronto perché stava male da qualche anno a tal punto di non riconoscere più i figli, passava da una badante all’altra e non faceva altro che dormire tutto il giorno, insomma non dico che è stata una liberazione ma sicuramente non era più una vita la sua. Inoltre io ero in un’altra età, ero ancora un ragazzino incosciente che credeva di essere invincibile e di poter cambiare il mondo, con una presunzione tale da pensare di poter assorbire tutti i colpi duri della vita senza dolore. Del resto solo pochi anni prima, quando appunto mia nonna aveva avuto questa ischemia al cervello, ho visto di nascosto mio papà che piangeva mentre suo fratello al telefono gli annunciava del male di mia nonna, e io di nascosto l’ho visto piangere. Ti segna sai, per un ragazzino vedere il proprio padre che piange è una cosa che va contro natura, difficile da capire, e soprattutto per la prima volta ti fa sentire realmente impotente. Anche quando è partito gabriele è stato diverso, e tu c’eri e te lo ricordi bene. Lo shock è forte e ti trasporta, e solo quando passa completamente, e io me ne sono reso conto dopo qualche mese, rimani li davanti a una foto che hai guardato mille olte e ti dici “ma cazzo ora non lo vedo più, non torna più, non c’è più”. Questa volta è diverso perché mia nonna è li, e io la vado a trovare e lei mi da 20 franchi tutte le volte, e io le dico ma nonna cazzo ho 30 anni non serve che mi dai 20 franchi tutte le volte che vengo, “eh ma sono cosi contenta e poi non recuperi neanche la benzina” ma cosa me ne frega della benzina non vengo mica a trovarti per essere rimborsato. Mi capisci cara? Non riesco a togliermi dalla testa quel che sarà dopo. Lei è la mia nonna preferita. Io ci sono molto legato, ho passato molto tempo con lei, in vacanza in montagna, mi ha insegnato tante cose, mi ha visto crescere e diventare uomo, mi ha sempre seguito anche se da lontano, mi ha parlato tanto di mio nonno che non ho mai conosciuto ed è sempre stato uno dei miei rimpianti ma lei mi ha fatto capire che se sono cosi oggi è anche grazie a lui. Certo anche all’altra nonna volevo tanto bene, ci mancherebbe, ma lei è quella che non si vedeva l’ora di andare in svizzera, che ci viziava, che era dura ma generosa, che la si adorava anche per l’ambiente che le stava intorno, il cioccolato, le cuginette, la casa meravigliosa. Lei vive in una villetta con un giardino grandissimo intorno, e quando ero piccolo era pieno di piante da frutta, credo la mia passione per i lamponi sia iniziata li, e poi c’erano pesche, uva, albicocche, noci, il sambuco che ci faceva una marmellata buonissima e se la toccavo mio fratello mi minacciava perché diceva che era sua. Io cara quella casa l’ho sempre amata, ho passato ore e ore per estati intere in giardino a giocare a pallone, sempre da solo, sempre felice, li ho fatto tutti i sogni e i progetti della mia vita, ho fantasticato su un mucchio di cose e adesso che comincio a sentire mia zia, che vive con la nonna, che tiene sott’occhio gli annunci di appartamenti perché tra qualche anno le serviranno perché li è troppo grande per una persona sola credimi che ci esco pazzo, quella è sempre stata la casa dei miei sogni, ho sempre pensato che avrei vissuto li perché un posto migliore non riuscirei neanche a immaginarlo. Ho troppi ricordi li, tra quelle mura sono sempre stato felice . Non sai quanto mi piacerebbe portarti a vederla una volta, so che non posso farti perdere un pomeriggio cosi visto che torni a casa raramente e hai sempre un milione di cose da fare e di persone da vedere, so comunque che quel posto piacerebbe tanto anche a te, ne sono convinto e se lo vedessi sai che vedresti anche un pezzo della mia infanzia. Ho invidiato le mie cugine per anni e da bambino sognavo che da grande l’avrei comprata io, anche se senza la mia nonna non sarebbe mai la stessa cosa. Io non lo so lei cosa pensi ora e come andranno le cose, voglio raccontarti un’ultima cosa su di lei: prima di andare in america un giorno sono andato a trovarla senza preavviso e a casa c’era la sua infermiera che le stava facendo una intervista per preparare l’esame per diventare infermiere professioniste, in svizzera funziona un po’ diverso per queste cose servono qualifiche, diplomi e esami, e a un certo punto le chiedeva se ha paura della morte e se aveva dei rimpianti nella sua vita. Ero in lacrime in cucina che l’ho sentita rispondere “Rimpianti? Ma ha visto mio nipote di la? Ho quattro nipoti che hanno a loro volta 3 bambini. Ma come faccio ad avere dei rimpianti io? Non avrei potuto chiedere di più”. Un po’ mi pesa masha essere l’unico che probabilmente non le farà mai tenere in braccio un altro nipotino, non sono stato abbastanza bravo come mio fratello e le mie cugine. Ma quella frase di mia nonna puoi scommetterci che non me la dimenticherò mai.
Perdonami cara mi sono dilungato tantissimo, non mi sono reso conto… la sintesi di tutto questo è che io sono stato molto fortunato nella vita, certo come tutti ho avuto momenti di dolore e momenti difficili, sconfitte, delusioni più o meno grosse ma per fortuna ne sono sempre venuto a capo, ma quando succederà avrò un grandissimo bisogno di te e del tuo aiuto, più del solito, perché una cosa cosi grosso da solo non credo di averla mai affrontata in prima persona e ho paura di non farcela da solo perché non sono pronto.
Quando ero venuto a trovarti per la supercoppa ti ho detto che ho visto tuo papà molto orgoglioso di te, di dove sei arrivata a giocare, con le migliori, contro le migliori, nella massima competizione europea. E tuo papà era sinceramente orgoglioso di sua figlia e di tutto quello che si è conquistata in questi anni, e gli brillavano gli occhi quando parlava di te, della tua difesa, della tua partita, della tua squadra e questa è la più grande vittoria mia cara, è la cosa più importante, rendere orgogliosi i propri genitori, essere motivo di soddisfazione per loro. Ricordo il giorno della mia laurea quanto era orgoglioso mio papà e come quel momento abbia metamoforicamente cancellato tante cazzate che ho fatto negli anni e un po’ ti invidio perché non ho mai avuto un rapporto con loro bello come il tuo con i tuoi, anzi io purtroppo li ho tenuti lontani da tante esperienze importanti nella mia vita, un po’ per litigi stupidi e per il mio orgoglio di merda, oppure per la semplicità di non dover spiegare niente a nessuno.
Ti ho scritto questa mail vedendo i tuoi occhi spalancati davanti a me quindi è proprio come se ti stessi parlando, e mi è venuto fuori tutto di getto. Settimana prossima ci vediamo spero e se riusciamo a mangiare un boccone assieme dopo la partita sarà tutto come al solito, il basket, le cazzate, le battute e quant’altro, ma per scriverti una cosa cosi importante avevo bisogno di “intimità” e me la sono creata tra queste righe, mentre tu, il “brutto anatroccolo” a cui nessuno dava credito, la ragazza che non può giocare in serie A, che in un posto non facevano giocare, che nell'altro è arrivata quasi per caso, che non hanno tenuto mai in considerazione, stai per vincere il tuo primo match di eurolega. E che sia un altro punto di partenza mi raccomando, perché te l'ho già scritto una volta che sugli allori si dorme malissimo…
Scusami se sono stato triste in queste righe. E' meglio quando si ride insieme vero?
Ti voglio bene piccola,
Un abbraccio.

10.07.2008

Il Mondo che vorrei...

15 anni fa ballavo sotto la doccia "anticaldo" dello Stadio Delle Alpi di Torino, che da soli 3 anni aveva sostituito il vecchio "Comunale". Avevo 14 anni, ero grasso, sfigato, andavo male a scuola, giocavo a tennis, iniziavo a volermi sentire grande.Ieri notte ballavo più stanco e infreddolito nello Stadio Delle Alpi di Torino, che da soli 3 anni è stato risostituito dal nuovo "Comunale". Ieri notte mi sono sentito nato nel 1993, come se tutto questo tempo non ci fosse stato, come se qualcosa si fosse fermato. E voglio capire se si è fermato per ripartire oppure se si è fermato e basta.Ho conosciuto il mondo in questi 15 anni. Ho visto e rivisto Milano, Roma, Udine, Verona, Firenze, Genova, Bologna e Siena . Ho girato praticamente tutta l'Europa, un po' di Stati Uniti, qualcosa di Canada e Africa. Ma non ho conosciuto il mondo solo geograficamente. Ho conosciuto la gioia di vivere e la paura di morire, la sofferenza e la felicità. Ho imparato ad amare e a fare a meno di chiunque, ho riso, ho pianto, ho conosciuto la rabbia, l'ignoranza della gente. Ho capito che stare al mondo è dura, che ci sono i furbi, i disonesti, quelli che hanno la strada spianata o che sanno come accorciarsela. Ho imparato ad arrangiarmi, a mangiare merda e a essere più opportunista. Talvolta ho sbagliato e semppre ho pagato, ho imparato. Sono rimasto molto tempo da solo, anche in mezzo a mille altre persone, e ho capito che una cosa sola è veramente indispensabile nella vita. E mentre pensavo a tutto questo ballavo e ridevo e insieme piangevo. Devo dire Grazie. Grazie per tantissime volte in oltre 15 anni, una parte di vita spesa bene, appagante, una vita guardando il mondo attraverso parole, chitarre, batterie. Anche se obiettivamente oggi non sono belle come allora e non lo saranno più. Ma ho imparato anche a tirare fuori i ricordi. "Benvenuti a San Siro", questa come quella di ieri, stanco come allora, anni fa accalcato per vederci meglio e urlare per farmi sentire, oggi in disparte per farmi avvolgere da tutto e godermelo da solo, guardare sotto il palco un figlio che quindici anni fa non c'era e capire, cazzo, quanto tempo è passato in così poco tempo, in uno spazio così breve. Forse continuerà, se ci vedremo di nuovo, ma a Torino è un viaggio che finisce e un viaggio che forse ricomincia, una gioventù che ritorna o forse una gioventù al capolinea, essere bambini ancora, sempre o forse mai più come lo si è stati in questi 15 anni.

Time - out

Non ho più avuto tempo per scrivere.
O forse voglia.
O forse, come disse Alex in Arancia Meccanica:
"E' buffo come i colori del vero mondo divengano veramente veri soltanto quando uno li vede sullo schermo".
Malcom McDowell ha fatto una recitazione oltre la perfezione, l'ho sempre pensato.