9.20.2011

SILENZIOSA, MA DECISA: PAOLA ERA LA CAPITANA

dopo 5 anni, per non dimenticare...

Di Antonella Mattioli

BOLZANO. Sullo striscione lungo sette metri campeggia la scritta: «Sarai sempre la nostra capitana». Carlo Alberto Valer, storico vice presidente del Basket club Bolzano fondato nel 1966, oggi lo appenderà in cima al muro del Palazzetto dello sport dedicato a Paola Mazzali, scomparsa in un incidente stradale il 25 agosto del 2006. Oggi e domani si disputerà il Memorial in ricordo della mitica maglia numero 5.

Quando si parla di Paola a Valer viene il nodo alla gola: «Per me è stata come una figlia: ironia della sorte anche mia figlia si chiama Paola». Il ricordo della capitana è legato ai trionfi della squadra di basket femminile che nella stagione 2003-2004 è salita in serie A1 e vi è rimasta anche in quella successiva. «Paoletta - dice il vicepresidente - era la capitana in tutti i sensi. Ruolo e personalità le erano riconosciuti anche fuori dai confini regionali, tanto che quando siamo passati nella categoria principale la Gazzetta dello Sport dedicò una pagina intera all’atleta, tornata grande, dopo due maternità».

Sguardo magnetico, carattere deciso, era la ragazza squadra. «Lei non parlava molto, le bastavano uno sguardo, una parola per spegnere un pericoloso fuoco». Paola aveva quel carisma importante sempre ma indispensabile in una squadra femminile. «Dove - dice ridendo Valer - un passaggio sbagliato o fatto in ritardo può diventare un caso di Stato, se non c’è qualcuno che disinnesca subito la miccia».

Se il vicepresidente del Bcb ricorda l’atleta, i genitori Renato e Gloria ricordano la loro unica figlia scomparsa a 32 anni. «Questa - dice la mamma anche lei giocatrice di talento che le ha trasmesso la passione per il basket - è una mazzata dalla quale non ti risollevi più. Si va avanti certo, ma nulla è più come prima. Anche il passare del tempo di fronte ad un dolore così grande non ha alcun effetto benefico».

Da quel maledetto 25 agosto di cinque anni fa il sonno di Gloria Vallazza troppo spesso si trasforma in incubo. «Rivedo in continuazione i due carabinieri che alle 3 di mattina del 26 agosto (Paola è morta alle 22 del 25 in autostrada tra Affi e Verona nord, ndr) hanno suonato il campanello: non ricordo i volti, solo le divise. Sono stati molto premurosi. Mi hanno spiegato che non sapevano cosa fosse successo, ma dovevo chiamare subito l’ospedale di Verona. Fino all’ultimo ho sperato che fosse solo ferita, il poliziotto però senza tanti giri di parole mi ha detto: «Sua figlia è deceduta. Ha usato proprio questa parola: deceduta». Il mondo mi è caduto addosso.

Non potevo crederci. Tanto che gli ho risposto: «Non è possibile perché mia figlia ha due bambini». Simone compie oggi 12 anni, Federico ne ha 9. A loro i nonni e il papà Alessandro Davi si sono aggrappati per andare avanti.

«Sono entrambi molto bravi - dice con orgoglio il nonno Renato Mazzali -. Vanno bene a scuola e soprattutto il grande è molto responsabile: si preoccupa che in frigo ci sia tutto quello che serve e va a fare la spesa. Lui aveva 7 anni quando è morta Paola ed ha sofferto tantissimo. Troppi i ricordi che lo legano alla sua mamma. Per il piccolo invece è tutto più sbiadito e quindi meno doloroso. Anche se ne parla spesso. Nell’afa di agosto una domenica Federico mi ha detto: nonno, la mamma al cimitero avrà un caldo terribile».

Da ex giocatori entrambi, i nonni materni hanno un unico piccolo rammarico: «Simone e Federico giocano a calcio nel Pool Laives, ma niente basket».
Gloria ricorda ancora i due nipotini che in palestra, assieme a Paola, avevano cominciato ad avvicinarsi alla pallacanestro. «Ma adesso abitando a Laives - dice la nonna - è tutto più difficile. Comunque l’importante è che facciano un po’ di sport: fa bene al fisico ed è un modo per divertirsi stando con gli altri».
Assieme ai due nipotini, a Gloria e Renato restano momenti e sensazioni importanti. La mamma rivede spesso ogni attimo dell’ultimo giorno: «Il giovedì l’avevamo passato assieme: dopo un periodo un po’complicato era serena. Era agosto ma Paola aveva già deciso come si sarebbe organizzata per l’inverno, dividendosi tra allenamenti e figli. Poi il destino ha deciso diversamente».

fonte: ALTO ADIGE