Playground
Flashback.
Su quel playground si cominciava sempre a giocare a quell'ora, nel primo pomeriggio, sotto un sole incazzato che ti squagliava ancora prima di iniziare.
Non c'era distinzione tra uomo e donna, gente scarsa o forte. Facevi la tua coppia, aspettavi il tuo turno e potevi metterti alla prova con il campo asfaltato più carogna che esista, e sperare di non cadere. Perchè non c'era ghiaccio, non c'erano fontanelle. Si poteva solo imprecare.
"Ma sei sicura che vuoi giocare con me? Io non gioco da una vita... e poi non sono al tuo livello."
"Taci, sei alto i rimbalzi sono tuoi e conosci il gioco. E tutti e due daremmo un braccio pur di non perdere. Questo per battere quei due merdosi basta, a fare canestro ci penso io. Stai tranquillo. Siamo li insieme."
Le regole erano semplici, si arriva all'11, chi perde esce (e per almeno 3 ore buone non c'erano poi possibilità di rientrare) chi vince sta in campo. Chi segna tiene il possesso, ogni canestro vale un punto. Non ci sono arbitri, ognuno chiama i falli che crede di aver subito e c'è la possibilità di contestarlo. Nessuno contesta mai, ma tantomeno nessuno chiama fallo. E' roba da deboli, da gente che ha paura. E per giocare dentro li non puoi avere paura, se no è meglio che non inizi neanche perchè non farai in tempo a raccogliere la palla dopo un canestro avversario che la ritroverai ancora che esce dalla tua retina. Giocare con una donna non è un vantaggio. Non c'è molta cavalleria con loro, specie dopo i primi due canestri. Poi di colpo perdevano ogni immunità, e vengono stoppate e prese a gomitate peggio che i maschi. Ma lei ha la mano molto morbida e soprattutto non sa cosa sia la paura su un campo da basket. E questo, in quel playground, può fare la differenza. Inoltre le donne sanno benissimo come difendersi, e giocando non è cosi difficile ficcare mezzo centimetro di unghia nella carne della schiena avversaria, o tirare involontariamente qualche pizzicotto di quelli che ti lasciano il segno per almeno due settimane. Questo se hanno poco seno, perchè se vanno oltre la terza ti si possono strusciare addosso o farti sentire in difesa il loro petto contro la tua schiena, e allora diventa molto molto più difficile giocare e rimanere concentrati.
Ma torniamo a noi... agli sfidanti non era concesso alcun tiro di prova, si diceva che era un modo per compensare la stanchezza di chi proveniva da una partita precedente. Il trucco era far girare molto la palla e prolungare al massimo le prime azioni, per prendere confidenza. Ecco perchè sapevo che lei non avrebbe mai preso il primo tiro, anche se probabilmente lo avrebbe ciuffato ugualmente. I suoi tiri erano una questione privata tra lei e la retina, il ferro non osava quasi mai intromettersi. Ci sono coppie, in quel campo, che durano meno di un ghiacciolo. Vengono rincretinite di canestri ed escono senza neanche ricordare come si chiamano, e non è un bene perchè per rientrare in campo l'attesa è lunga e scomoda. Noi invece teniamo botta, a dire il vero siamo anche un po' fortunati perchè io riesco a contribuire con qualche punto, faccio un paio di buoni blocchi e lei è in giornata buona. In effetti pensando solo a fare questo e a prendere i rimbalzi, siamo una coppia abbastanza solida in campo. I problemi iniziano quando loro si guardano e iniziano a difendere sporco, tirare la maglietta e andare al limite del fallo e spesso anche oltre. Salendo l'intensità noi facciamo più fatica e loro ci riprendono senza grossi problemi. Sul 5 pari lei subisce una penetrazione sul lato che per colpa di un gomito in faccia non può contenere, il mio aiuto arriva in ritardo e siamo sotto. Non hanno solo fatto canestro, ci hanno superato. Lei si rialza da terra visibilmente incazzata per la gomitata ricevuta e raccoglie il pallone da terra, senza fiatare. Lui le sta davanti e dice "Ridammelo, da brava, che te lo rifaccio uguale". Lei in effetti ubbidisce, perchè il pallone viene si restituito all'avversario, ma a trecento all'ora e in pieno stomaco. Lui rincula senza un lamento, che davanti a una donna sarebbe vergogna, trattiene il respiro e continua a fissarla dritto negli occhi. Lei non ci pensa nemmeno ad abbassare i suoi, nessuno dei due cederà per primo. Due giocatori di basket arrivano a odiarsi in questi casi, poi la partita riprende come se nulla fosse. Le accarezzo leggermente il capo da dietro: "Stai tranquilla e lascialo perdere quella testa di cazzo." Lui penetra ancora a sinistra, questa volta il mio aiuto è buono e riusciamo a chiudere lo spazio per lo scarico. Lui, piuttosto che buttare via la palla, se la trascina con se a fondo campo e per fare questo si scontra inevitabilmente con lei che ha chiuso la linea di fondo. "Ahh" è il suo verso nel momento dell'impatto con quel bisonte di almeno 20 chili più pesante e per giunta in corsa. "Aaaaahhhhhh" la prende in giro lui rientrando in campo e imitandole il verso con movimenti molto femminili delle mani. Lei non gradisce, ma è fantastica perchè la sua reazione sono 2 canestri in faccia consecutivi, di quei tiri che sarebbe proprio da farle i complimenti se non fosse che sta già pensando all'azione successiva. Lui si vendica ancora e questa volta in modo meschino, chiamandole un "passi" molto molto dubbio. Lei non ci pensa neanche a contestare, tiene i nervi saldi e gli lascia la palla per terra:" Basta che non piangi, coglione." Più o meno saldi...
E li riprende la loro rimonta e mentre il sole continua a massacrarci ci raggiungono ancora sul 9 pari. Palla a loro, pick and roll. Noi non riusciamo a cambiare marcatura e lei si ritrova sotto canestro con l'avversario di spalle. Cerca di aggrapparsi alla sua schiena, purtroppo la grandezza del seno non è il suo punto di forza, ma deve cedere. Manca un solo canestro. Li ho fatto una delle cose che per non so quale motivo ricorderò sempre nella mia vita, e che mi hanno reso orgoglioso di essere li in quel campo, con lei a darle una mano a vincere quella partita. Era si un gioco a due, ma il grosso lo ha fatto lei. Sono andato in cielo. Con un salto che non so neanche io come sono salito a stoppare quella palla, che mi è anche rimasta attaccata alla mano. E poi l'ho portata al petto, stringendola forte per sentirla mia e con il gomito in fuori per proteggerla, con istinto quasi materno. E lei per ringraziarmi ha fatto la cosa più bella che potessa fare in quel momento, è schizzata fuori dalla linea del tiro da tre punti mentre i nostri avversari si stavano ancora rendendo conto di quel che era successo, rendendo di nuovo viva l'azione per noi. Non ho dovuto fare altro che mettergliela in mano e stare a guardare quella parabola perfetta che dall'angolo andava a bucare dolcemente la retina. 10 pari, ma adesso la palla ce l'abbiamo in mano noi. E la nostra voglia di fare canestro è fuori da ogni logica. L'idea è quella di giocarla come meglio sappiamo, ossia pick and roll per un buon tiro suo con io che vado a cercare di prendere il rimbalzo. Fare le cose più semplici nel momento decisivo è sempre la cosa migliore. Lei con lo sguardo sceglie un lato e io vado a portare il mio blocco. Lei prende il blocco bene e si prende il suo mezzo secondo per arrestarsi e mettere il mirino, il suo avversario le sta arrivando addosso mentre lei scocca il tiro. Ma il mio di avversario, ha capito tutto ed è andato a pararsi davanti a lei. Lei è una giocatrice egoista, istintiva, ma che conosce il gioco. Il movimento di tiro si è interrotto bruscamente lasciando cadere la palla in mezzo all'area, dove io ero ormai solo. L'ho presa e dopositata dolcemente a canestro nel modo più dolce che conoscessi.
"Grazie per avermi fatto vincere, sei stata grande".
"Grazie a te, hai visto che ce l'abbiamo fatta."
"Sei fantastica quando ti incazzi così. Tu, così dolce!"
"Sono una lottatrice, lo sai. Andiamo a casa? Mi fa male la faccia, quel coglione mi ha preso a gomitate. Non vedo l'ora di fare la doccia."
"Intanto ti preparo qualcosa da mangiare, e poi ti ho comprato l'anguria."
"Grazieee" e un inconfondibile sorriso con la faccia che si gira per metà, quasi a nascondere timidamente il musetto dalla mia vista.
Flashback
Pensavo a tutti quei giochi che da bambino potevi azzerare con un "non vale" se non ti erano venuti bene. O a quando tu eri e io ero, e dopo, una sfilza di imperfetti con cui potevi inventarti un mondo o ricostruirtelo tale e quale a prima, se si era rotto. Di colpo mi venne in mente quella insalatiera a cui mia mamma teneva tantissimo che io ruppi giocandoci da bambino. E mi venne in mente mia mamma che piangeva quando mi ha scoperto.
Facciamo che l'estate non era finita, che il semestre non era finito, che l'anno non era finito.
Facciamo che non avevo mai rotto l'insalatiera.
Facciamo che potevamo di nuovo giocare a basket insieme.
Facciamo che io sia un bravo cuoco.
Facciamo che...
Su quel playground si cominciava sempre a giocare a quell'ora, nel primo pomeriggio, sotto un sole incazzato che ti squagliava ancora prima di iniziare.
Non c'era distinzione tra uomo e donna, gente scarsa o forte. Facevi la tua coppia, aspettavi il tuo turno e potevi metterti alla prova con il campo asfaltato più carogna che esista, e sperare di non cadere. Perchè non c'era ghiaccio, non c'erano fontanelle. Si poteva solo imprecare.
"Ma sei sicura che vuoi giocare con me? Io non gioco da una vita... e poi non sono al tuo livello."
"Taci, sei alto i rimbalzi sono tuoi e conosci il gioco. E tutti e due daremmo un braccio pur di non perdere. Questo per battere quei due merdosi basta, a fare canestro ci penso io. Stai tranquillo. Siamo li insieme."
Le regole erano semplici, si arriva all'11, chi perde esce (e per almeno 3 ore buone non c'erano poi possibilità di rientrare) chi vince sta in campo. Chi segna tiene il possesso, ogni canestro vale un punto. Non ci sono arbitri, ognuno chiama i falli che crede di aver subito e c'è la possibilità di contestarlo. Nessuno contesta mai, ma tantomeno nessuno chiama fallo. E' roba da deboli, da gente che ha paura. E per giocare dentro li non puoi avere paura, se no è meglio che non inizi neanche perchè non farai in tempo a raccogliere la palla dopo un canestro avversario che la ritroverai ancora che esce dalla tua retina. Giocare con una donna non è un vantaggio. Non c'è molta cavalleria con loro, specie dopo i primi due canestri. Poi di colpo perdevano ogni immunità, e vengono stoppate e prese a gomitate peggio che i maschi. Ma lei ha la mano molto morbida e soprattutto non sa cosa sia la paura su un campo da basket. E questo, in quel playground, può fare la differenza. Inoltre le donne sanno benissimo come difendersi, e giocando non è cosi difficile ficcare mezzo centimetro di unghia nella carne della schiena avversaria, o tirare involontariamente qualche pizzicotto di quelli che ti lasciano il segno per almeno due settimane. Questo se hanno poco seno, perchè se vanno oltre la terza ti si possono strusciare addosso o farti sentire in difesa il loro petto contro la tua schiena, e allora diventa molto molto più difficile giocare e rimanere concentrati.
Ma torniamo a noi... agli sfidanti non era concesso alcun tiro di prova, si diceva che era un modo per compensare la stanchezza di chi proveniva da una partita precedente. Il trucco era far girare molto la palla e prolungare al massimo le prime azioni, per prendere confidenza. Ecco perchè sapevo che lei non avrebbe mai preso il primo tiro, anche se probabilmente lo avrebbe ciuffato ugualmente. I suoi tiri erano una questione privata tra lei e la retina, il ferro non osava quasi mai intromettersi. Ci sono coppie, in quel campo, che durano meno di un ghiacciolo. Vengono rincretinite di canestri ed escono senza neanche ricordare come si chiamano, e non è un bene perchè per rientrare in campo l'attesa è lunga e scomoda. Noi invece teniamo botta, a dire il vero siamo anche un po' fortunati perchè io riesco a contribuire con qualche punto, faccio un paio di buoni blocchi e lei è in giornata buona. In effetti pensando solo a fare questo e a prendere i rimbalzi, siamo una coppia abbastanza solida in campo. I problemi iniziano quando loro si guardano e iniziano a difendere sporco, tirare la maglietta e andare al limite del fallo e spesso anche oltre. Salendo l'intensità noi facciamo più fatica e loro ci riprendono senza grossi problemi. Sul 5 pari lei subisce una penetrazione sul lato che per colpa di un gomito in faccia non può contenere, il mio aiuto arriva in ritardo e siamo sotto. Non hanno solo fatto canestro, ci hanno superato. Lei si rialza da terra visibilmente incazzata per la gomitata ricevuta e raccoglie il pallone da terra, senza fiatare. Lui le sta davanti e dice "Ridammelo, da brava, che te lo rifaccio uguale". Lei in effetti ubbidisce, perchè il pallone viene si restituito all'avversario, ma a trecento all'ora e in pieno stomaco. Lui rincula senza un lamento, che davanti a una donna sarebbe vergogna, trattiene il respiro e continua a fissarla dritto negli occhi. Lei non ci pensa nemmeno ad abbassare i suoi, nessuno dei due cederà per primo. Due giocatori di basket arrivano a odiarsi in questi casi, poi la partita riprende come se nulla fosse. Le accarezzo leggermente il capo da dietro: "Stai tranquilla e lascialo perdere quella testa di cazzo." Lui penetra ancora a sinistra, questa volta il mio aiuto è buono e riusciamo a chiudere lo spazio per lo scarico. Lui, piuttosto che buttare via la palla, se la trascina con se a fondo campo e per fare questo si scontra inevitabilmente con lei che ha chiuso la linea di fondo. "Ahh" è il suo verso nel momento dell'impatto con quel bisonte di almeno 20 chili più pesante e per giunta in corsa. "Aaaaahhhhhh" la prende in giro lui rientrando in campo e imitandole il verso con movimenti molto femminili delle mani. Lei non gradisce, ma è fantastica perchè la sua reazione sono 2 canestri in faccia consecutivi, di quei tiri che sarebbe proprio da farle i complimenti se non fosse che sta già pensando all'azione successiva. Lui si vendica ancora e questa volta in modo meschino, chiamandole un "passi" molto molto dubbio. Lei non ci pensa neanche a contestare, tiene i nervi saldi e gli lascia la palla per terra:" Basta che non piangi, coglione." Più o meno saldi...
E li riprende la loro rimonta e mentre il sole continua a massacrarci ci raggiungono ancora sul 9 pari. Palla a loro, pick and roll. Noi non riusciamo a cambiare marcatura e lei si ritrova sotto canestro con l'avversario di spalle. Cerca di aggrapparsi alla sua schiena, purtroppo la grandezza del seno non è il suo punto di forza, ma deve cedere. Manca un solo canestro. Li ho fatto una delle cose che per non so quale motivo ricorderò sempre nella mia vita, e che mi hanno reso orgoglioso di essere li in quel campo, con lei a darle una mano a vincere quella partita. Era si un gioco a due, ma il grosso lo ha fatto lei. Sono andato in cielo. Con un salto che non so neanche io come sono salito a stoppare quella palla, che mi è anche rimasta attaccata alla mano. E poi l'ho portata al petto, stringendola forte per sentirla mia e con il gomito in fuori per proteggerla, con istinto quasi materno. E lei per ringraziarmi ha fatto la cosa più bella che potessa fare in quel momento, è schizzata fuori dalla linea del tiro da tre punti mentre i nostri avversari si stavano ancora rendendo conto di quel che era successo, rendendo di nuovo viva l'azione per noi. Non ho dovuto fare altro che mettergliela in mano e stare a guardare quella parabola perfetta che dall'angolo andava a bucare dolcemente la retina. 10 pari, ma adesso la palla ce l'abbiamo in mano noi. E la nostra voglia di fare canestro è fuori da ogni logica. L'idea è quella di giocarla come meglio sappiamo, ossia pick and roll per un buon tiro suo con io che vado a cercare di prendere il rimbalzo. Fare le cose più semplici nel momento decisivo è sempre la cosa migliore. Lei con lo sguardo sceglie un lato e io vado a portare il mio blocco. Lei prende il blocco bene e si prende il suo mezzo secondo per arrestarsi e mettere il mirino, il suo avversario le sta arrivando addosso mentre lei scocca il tiro. Ma il mio di avversario, ha capito tutto ed è andato a pararsi davanti a lei. Lei è una giocatrice egoista, istintiva, ma che conosce il gioco. Il movimento di tiro si è interrotto bruscamente lasciando cadere la palla in mezzo all'area, dove io ero ormai solo. L'ho presa e dopositata dolcemente a canestro nel modo più dolce che conoscessi.
"Grazie per avermi fatto vincere, sei stata grande".
"Grazie a te, hai visto che ce l'abbiamo fatta."
"Sei fantastica quando ti incazzi così. Tu, così dolce!"
"Sono una lottatrice, lo sai. Andiamo a casa? Mi fa male la faccia, quel coglione mi ha preso a gomitate. Non vedo l'ora di fare la doccia."
"Intanto ti preparo qualcosa da mangiare, e poi ti ho comprato l'anguria."
"Grazieee" e un inconfondibile sorriso con la faccia che si gira per metà, quasi a nascondere timidamente il musetto dalla mia vista.
Flashback
Pensavo a tutti quei giochi che da bambino potevi azzerare con un "non vale" se non ti erano venuti bene. O a quando tu eri e io ero, e dopo, una sfilza di imperfetti con cui potevi inventarti un mondo o ricostruirtelo tale e quale a prima, se si era rotto. Di colpo mi venne in mente quella insalatiera a cui mia mamma teneva tantissimo che io ruppi giocandoci da bambino. E mi venne in mente mia mamma che piangeva quando mi ha scoperto.
Facciamo che l'estate non era finita, che il semestre non era finito, che l'anno non era finito.
Facciamo che non avevo mai rotto l'insalatiera.
Facciamo che potevamo di nuovo giocare a basket insieme.
Facciamo che io sia un bravo cuoco.
Facciamo che...
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