2.22.2007

Dormi dormi

Ehi, ti sto guardando dormire.
Da ben 3 ore ormai. Mi viene da sorridere.
Ti ho detto "scarico la posta"... Cioè, non ti ho proprio detto cosi. Ma non importa. Chissà che cazzo ho detto... Non avevo sonno ancora. Ti guarderei ancora... ho paura di svegliarti. Adesso provo a dormire pure io. Oggi ho lavorato pochino, ma domani ho un mucchio di cose da fare. Però prima mi sono messo qui e ho iniziato a pensare. Che casino... ma che cosa devo fare io? Che cosa vuoi che faccia? Non lo so più. Non so più dove sono girato e cosa sto facendo. E soprattutto non so più perchè. Delle volte vorrei scappare, tornare indietro e dire "abbiamo scherzato". Forse sarebbe più giusto cosi, sicuramente sarebbe più semplice. Ma poi... non lo so. Non ha senso andare avanti ancora se le cose non ci sono chiare. Sai che cosa c'è? Sai quale è la verità? Sono un incosciente. Non dovevo farmi tirare ancora qui, tanto sappiamo che non c'è futuro. Perchè non ce lo diciamo? Perchè devo stare io a scriverlo qui nella notte? E poi... io non lo so mica che cosa provo. Non ho avuto il tempo di capirlo, è un periodo che succede tutto cosi in fretta. So solo che purtroppo se guardo nel mio domani non ci sei, non ci puoi essere. E allora mi sembra di sbagliare ancora, non dovrei esserci io qua... O se no dovrei esserci in modo diverso. Qualcosa non torna, ti è chiaro almeno questo? No, no lo sai che non ci dovrei essere... sai dove dovrei essere ora, vero? E allora non fare più cosi, aiutami a tornare da dove sono venuto, aiutami mettere le cose a posto. Non guardarmi più con quella faccia, non dirmi più che vuoi che stia qui vicino. Lo sai che è impossibile. Io me ne voglio andare, piano, senza fare rumore... Ma anche tu ti fai tutte queste paranoie? Certo, non ne abbiamo mai parlato a fondo, non è mai stato il caso. Ma prima o poi... o forse no, è meglio cosi, far finta di niente. Magari per te è giusto. In fondo tu hai la tua vita, così vicina ma così lontana dalla mia. A volte ci penso, non so se ce la farei nei tuoi panni. Anche se magari è solo per pochi anni non deve essere facile. Certo ha i suoi vantaggi... E tu sei cosi giovane, magari quelli sono tutto per te. E non lasci niente qui. Magari mi stai prendendo in giro.... non ti importa nulla. ma se non è cosi allora perchè mi fai tornare? Perchè non sparisci? O mi lasci andare? Che cosa vuoi che faccia io? Ma a me non ci pensi??? Perchè io devo sempre pensare alla vita degli altri? E io? Ci pensi tu a me? Oppure sai che abbiamo già una scadenza, che è anche più vicina di quel che pensi. Sai, mi sembra di rivere una scena già vista, come quando guardi un film sapendo già il finale. Non è cosi bello e coinvolgente se sai già le battute... Spesso ti viene anche voglia di spegnere prima. Ma se è un capolavoro? Lo riguardi fino alla nausea, senza stancarti. Allora pensaci bene e dimmelo tu: questo film è un capolavoro?
perchè io alcune di queste battute ho l'impressione di averle già sentite...
Continuo a guardarti dormire, sembri un sogno.
Peccato che la vita è li... dietro la porta.
Stai con me....
ancora un po'
solo un momento...
ti pagherò
Soltanto un attimo....
di Nostalgia
oppure per un attimo e poi vai via!
e tu Parli.... parli...
parli di "cose che passano....."
e poi sogni...... sogni
sogni che poi svaniscono.
Stai con me... ci stai o no
ci stai un attimo...... un giorno
ci stai per essere ancora mia....
oppure ci stai per non andare via!!
E tu dormi, dormi
mentre i miei sogni crollano
e tu dormi, dormi
e i sogni poi si scordano!
Stai con me.... oppure no
soltanto un attimo.....
Ti pagherò
ci stai per essere ancora mia
oppure ci stai per non andare via.
Ed il Sole....... Muore
mentre i miei sogni crollano
ed il Sole... dorme
e i sogni poi si scordano!
e tu Dormi.... dormi
ora i tuoi sogni volano....
e tu Dormi... dormi
mentre i tuoi occhi "sorridono"!!
Parole e Musica: Vasco Rossi - M. Solieri

Chicco... uno di noi!


Capita che in una fredda e grigia serata invernale di metà gennaio (si... è già passato un mese... tanto ci ho messo a partorire questo post...) si debba andare a vedere una partita under 18 di cartello... Il "Pianella" è sempre poco affascinante in queste occasioni, freddo (nel vero senso della parola), dispersivo, senza un bar e se poi hai sonnolenza... beh, non è il massimo. Capita però che la partita sia discretamente importante, tanto da far si che anche il GM della prima squadra si fermi a vedere i ragazzini. Solo un quarto, un tempo se proprio va bene... Mentre i ragazzini finisono il riscaldamento, cercando di nascondere uno sbadiglio, alzo l'occhio sul soffitto del Pianella, e riportandolo in campo mi casca proprio su uno di quei ragazzini che difenderanno ora i colori di Cantù. E' anche tra i meno peggio quel ragazzino. "Bruno, non ti ho mai chiesto niente di Chicco. perchè non mi parli un po' di lui?" "...Chicco... ? Ma Chicco, Chicco intendi?" e tutti e due guardiamo nella stessa direzione. Si, Chicco. "Ma perchè questa domanda? Cosa vuoi sapere di Chicco?" In realtà non so neanche io quello che volevo sapere. So che in fondo forse so già tutto, e quello che non so forse non mi serve saperlo. Ma ormai ho chiesto. Così, per curiosità. Per fare due chiacchiare. "Tu ci hai mai parlato con Chicco?" "No, mai. Ho letto e sentito molto su di lui, ma non ci ho mai parlato. Mi ha colpito moltissimo la sua storia però". "Lui è nato a Castel San Pietro, un bolognese puro. Suo padre è stato un grande giocatore di serie B, lo chiamavano Mitraglia. Lo abbiamo preso dalla Virtus ti ricordi, era fermo da due anni per il ginocchio. Qui si è trovato subito bene, ha ripreso alla grande. Grande tiratore, showman, grande voglia di scherzare, carica agonistica infinita. Di Chicco io posso solo parlare bene, mai un problema, educatissimo, mai una parola o un gesto fuori posto." E qui Bruno un pochino si è scurito in volto, un brivido mi ha scosso. Mi sono pentito di questa domanda. "Dopo la partita con Reggio prima di Natale, 23 punti partita splendida. Non è venuto a cena con noi, è ripartito subito per andare a casa dai suoi per le feste. Ha salutato gli ultrà, è venuto a farmi gli auguri e mi ha detto - ci vediamo domenica all'allenamento -, credo di essere stato l'ultimo a vederlo. A casa non è mai arrivato, mi hanno svegliato il mattino della vigilia con questa notizia. Pazzesco." Il destino se l'è portato via definitivamente mentre correva lungo l'autostrada verso casa: prima Bologna, poi Imola. Si era fermato a cenare con i genitori in un fast food, poi li aveva preceduti. I Ravaglia sono passati accanto al luogo dell'incidente senza accorgersene. Qualcuno aveva fatto vaghe segnalazioni ma la polizia non aveva trovato traccia. Fino alla mattina dopo, quando la luce del giorno ha mostrato quella Volvo scura distrutta in un campo e poi il corpo sbalzato fuori di Chicco. Morto a 23 anni, dopo avere fatto 23 punti. Morto dopo aver trascinato la sua squadra alla vittoria e dopo aver gridato rabbia e gioia, a fine gara, verso la panchina reggiana, dove lo avevano provato per poi scartarlo. Come gli disse Lombardi "Sei un giocatore finito Ravaglia, dopo due anni di inattività e con un ginocchio cosi non possiamo rischiare niente su di te". Chicco non ha dimenticato: "Sono un giocatore di serie A" ha gridato alla panchina di reggio dopo il ventitreesimo punto. Si era subito pentito di quello sfogo. Troppo un bravo ragazzo, ma quella partita aveva un significato particolare.

Chicco è sempre stato un talento sfortunato. È cresciuto a pane e canestri, figlio d'arte. Papà Bob è stato eccezionale cecchino: poca fortuna in serie A (un solo anno, all'Eldorado Roma) ma 10 mila punti in B, bandiera dell' Andrea Costa Imola, attuale Lineltex. E Chicco aveva dimostrato di voler seguire le orme paterne, fin da quando sgambettava con il pallone in mano e tirava a canestro nell'intervallo della partite di papà. A 8 anni era entrato nelle giovanili imolesi, a 13 aveva spiccato il balzo verso la grande Virtus Bologna. Lì aveva fatto tutta la trafila nelle minori, poi era andato a Varese, dove aveva trovato spazio in seguito all'infortunio di Pozzecco.«Aveva una sorta di riconoscenza e gratitudine per me, come se si sentisse in debito per il mio infortunio» ricorderà anni dopo il Poz, suo grande amico. Varese era stato il trampolino di lancio, la Virtus lo aveva ripreso, a campionato 1996-97 in corso, in cambio di Morandotti e lui aveva inciso profondamente sulla tormentata stagione bianconera (Bucci esonerato, Brunamonti in panchina) mettendo il sigillo al successo in Coppa Italia. Successo che aveva dedicato proprio a Pozzecco. Pareva il suo grande momento: giovane,talentuoso, estroverso, amato dai tifosi che lo chiamavano "Cinno", sembrava poter avere il giusto spazio nella nuova Virtus di Ettore Messina. Ma il destino era in agguato: ginocchio sfasciato, operazione, lenta rieducazione, qualche polemica, altra operazione. Insomma: un vero calvario e un anno e mezzo perso. A Cantù, Chicco era "tornato alla vita". La sua maglia, una gigantografia della sua maglia, è appesa lassù. In mezzo a bandiere e stendardi di mille e mille trofei. Nessun canturino in serie A ha mai più giocato con la maglia numero 6. Chicco ha infiammato il Pianella fino ai suoi ultimi momenti diventando il beniamino dei canturini. Quella era la sua miglior stagione in Serie A: stava viaggiando ad una media di 8,8 punti per sera giocando costantemente in quintetto base. Fino alla tristissima notte del 23 dicembre 1999. Da allora Chicco è rimasto nel cuore degli amici e dei suoi carissimi tifosi. Sorrideva sempre, era sempre di buon umore. Era una persona super e un grande giocatore. Abbiamo sempre davanti agli occhi il suo grande talento, e al "Pianella" gli Eagles non hanno mai tolto lo striscione "Chicco 6 uno di noi". A Cantù nessuno si dimenticherà di lui.


Come un orrendo Moby Dick che sprofonda nell'oscurità degli abissi dell'oceano, il secolo XX si è portato via un giovane delfino guizzante e splendente come Chicco Ravaglia. Se lo è portato via nella notte della "luna grande", come ha scritto magnificamente Walter Fuochi. Un'altra nefandezza di un secolo bastardo che di nefandezze è stato gran maestro." (Franco Bertini)


Chicco si è tolto la canottiera lasciando d'un colpo speranze e sofferenze tiri sbagliati e tiri della vittoria. Niente caviglie malferme o ginocchia ribalde ora che il parquet è lontano le luci sono spente e fa freddo. Chicco si è tolto la canottiera e forse sorride fra amici che piangono uscendo dalla nebbia e dal ghiaccio di una notte come mille che ha fatto più male di mille notti. Chicco si è tolto la canottiera perché adesso gioca con tutte le squadre del mondo per tutti noi che abbiamo una sola squadra del cuore ed il cuore per quelli come Chicco che se ne vanno prima della sirena ma avrebbero voluto giocare ancora tanto.

Etichette: