10.09.2007

Una stanza nel cuore

In questa stanza del mio cuore vive qualcuno che viene da lontano ma non ha paura della solitudine. Qualcuno che non butta via niente, neanche i ricordi più dolorosi. Perchè anche loro le hanno insegnato qualcosa. Una ragazza forte, che non teme niente, che sa badare a sè stessa, che farà strada. E che non potrebbe mai immaginare di vivere anche in una stanza quasi vuota ma cosi piena di ricordi, sensazioni e storie da raccontare.

Sono immagini, semplicissime e a volte già troppo vecchie, e situazioni più o meno infantili. Sono il passato ma sono anche il presente, uno accanto all'altro e uno diverso dall'altro, uniti ma divisi, vicini ma lontani. Incredibile vederla muoversi in questa scenografia un po' frastornante, lei che per me è il simbolo di una vita vissuta giorno per giorno necessariamente senza legami importanti ma necessariamente piena di legami talmente forti da poterla seguire ovunque, che si è trovata incollata addosso un'etichetta di libertà che in realtà non le si addice.

Proprio come le etichette e le definizioni non le si addicono, in una vita piena di lavoro, amici, viaggi, impegni, scoperte, esperienze nuove, una quindicina di cd che di più non c'è posto, un computer che raccoglie tutti i ricordi e tutta la tua vita privata, qualche piccolo suovenir e una infinita voglia di vivere... a sorpresa c'è posto anche per gioielli stravaganti e un portafortuna da esibire nascondendolo, proprio perché indossato con quel suo disarmante sorriso: gli occhi che si fanno lucentissimi e la bocca che si spalanca e sembra occuparle il viso intero. La ragazza, comunque la immagini, è sempre bellissima.

La sua giovane età senza trucco è infilata in un paio di pantaloni color blu notte con il baffo della Nike bianco e in una maglietta rosa senza maniche, sottile come un lenzuolo. Con quel suo corpo potente, eppure straordinariamente femminile, si muove come un puma nella notte: con attenzione estrema ma un senso di sicurezza imperiale. Ha un passo lungo su delle scarpe, anch'esse della Nike, bianche. La osservo sedersi sul divano, afferrare una tazza e incrociare le gambe come i bambini che si siedono per terra. Su un tavolo, in basso, solo qualche rivista in disordine, un telecomando e l'ipod. Sul divano ci sono solo una coperta, il cellulare e la sua ombra che complice l'ora e il riflesso del sole la fa sembrare ancora più lunga. I capelli sono raccolti da un piccolo elastico blu in un codino che inviterebbe chiunque a tirarlo e lo sguardo si perde velocemente nel vuoto.

"Questa stanza è tutta tua", mi scuso rendendomi conto di avere disturbato con la mia presenza un luogo che le appartiene totalmente, quasi a volere aspettare il suo permesso prima di liberare qualche parola con gli argomenti infilati così a casaccio, messo in totale imbarazzo da lei, da lei sola, anzi dal fatto che lei si sia accorta di me, ma va benissimo: ascoltarla è un incanto e immaginarla ancor di più.

"Perchè mi tieni qui?" È come se la sua domanda avesse rafforzato in me un sentimento di abbandono. "Io non ti tengo qui, io ti ho costruito questa stanza e tu hai scelto di tornarci. Anzi, a dire il vero non te ne sei mai andata". Sono crudele. Vederla dentro li, da sola e tutta per me, è ingiusto. Non è il suo posto, è troppo piccolo, deprimente e per quanto io cerchi di scaldarlo... freddo. Ma soprattutto do l'impressione di non volerla mai fare uscire e questo non è possibile.

Altra sorpresa: a volte questa stanza nel mio cuore mi sembra essere la più grande di tutte, anche se non lo è. E lei si palesa davanti ai miei occhi. La guardo e un brivido mi corre per la schiena. E' proprio come la immaginavo. Anzi, se possibile, più abbagliante. Io tremo, e a lei manca la consapevolezza di essere stata la mia musa e, forse, il voler prepotentemente continuare a esserlo. Più tardi la rivedo con un paio di stivali alti, una gonna di jeans e una giacca di pelle, portata aperta su una maglia bianca leggera. "Ho aspettato per mesi di rivederti qui. Sei buffa così, non hai nè la tua tuta larga nè i jeans che ami tanto". Ma non è per niente buffa, e lei lo sa benissimo.

Ora si muove a piedi nudi in una splendida casa. E' piccolina ma sembra una di quelle dei telefilm americani ed è proprio la sua. E' il suo rifugio, oltre alla stanza che ha nel mio cuore ovviamente, ma quello credo che valga solo per me e per il mio egoismo. La casa è ingombra di scatole. "Quest'anno mio fratello ha detto che verrà a trovarmi". Di certo sei una ragazza adorabile, non sarai mai sola. Anzi, non vorrei portarti via altro tempo prezioso.

Ritorniamo allo scenario iniziale. "Beh ora devo proprio andare, è tardi. Tu puoi restare qui, qui... fino a quando vuoi". Lei non dice niente. Mi sono sentito in dovere di aggiungere: "E' tutto tuo qui, sei la padrona, non credo sarà facile sbatterti fuori". La sua vera passione è oggi il suo primo pensiero. La vedo contenta, sorride e non aggiungo altro.

Poi ci ripenso, mi fermo sulla porta. Trovo il coraggio per chiederle: "Ma tu una stanza tutta per me l'hai tenuta?" Domanda da debole, ma io molto spesso non so dove andare e una stanza cosi la vorrei proprio. Il suo viso è dolcissimo. Lei avrebbe potuto diventare una modella tanto è bella alla luce dei miei occhi. "Non l'ho fatto apposta" risponde mentre il suo sguardo mi dice di accettare la risposta come un sì. Dopodichè io ho solo sperato che sia qui e non in America, se no hai voglia... Ho quasi trent'anni, ho fatto le mie scelte e oggi mi sono svegliato triste. E con dei pesi che fatico a sostenere.

La scena torna nel profondo del mio cuore, lei ora ha dei pantaloncini corti di jeans tagliati, maglietta rosa e Nike grigie e rosa con calzini che si intravvedono appena a filo della caviglia. I capelli sono sempre raccolti. "Non sai quanto è stato difficile fare questo, e quanto volentieri e in fretta l'abbia fatto per te. Mi era capitato una sola volta prima, in tutta la vita." le dico in una lingua che non può capire. Mi guarda con la faccia perplessa e interrogativa. Ho fatto apposta... Quella è' la mia espressione preferita!

E' notte fonda e mi sveglio di soprassalto. Riordino le idee. Ho avuto fortuna, lei la trovo ancora li, nel mio cuore. Al buio a fatica cerco affannosamente il cellulare, voglio scriverle un messaggio semplice semplice... Voglio dirle quanto le voglio bene e che vorrei essere migliore per lei. Ma quando trovo il cellulare... prima di poterle scrivere sono io costretto a leggere un suo sms. E ributtandomi sul cuscino, mi scappa un sorriso...