10.07.2008

Il Mondo che vorrei...

15 anni fa ballavo sotto la doccia "anticaldo" dello Stadio Delle Alpi di Torino, che da soli 3 anni aveva sostituito il vecchio "Comunale". Avevo 14 anni, ero grasso, sfigato, andavo male a scuola, giocavo a tennis, iniziavo a volermi sentire grande.Ieri notte ballavo più stanco e infreddolito nello Stadio Delle Alpi di Torino, che da soli 3 anni è stato risostituito dal nuovo "Comunale". Ieri notte mi sono sentito nato nel 1993, come se tutto questo tempo non ci fosse stato, come se qualcosa si fosse fermato. E voglio capire se si è fermato per ripartire oppure se si è fermato e basta.Ho conosciuto il mondo in questi 15 anni. Ho visto e rivisto Milano, Roma, Udine, Verona, Firenze, Genova, Bologna e Siena . Ho girato praticamente tutta l'Europa, un po' di Stati Uniti, qualcosa di Canada e Africa. Ma non ho conosciuto il mondo solo geograficamente. Ho conosciuto la gioia di vivere e la paura di morire, la sofferenza e la felicità. Ho imparato ad amare e a fare a meno di chiunque, ho riso, ho pianto, ho conosciuto la rabbia, l'ignoranza della gente. Ho capito che stare al mondo è dura, che ci sono i furbi, i disonesti, quelli che hanno la strada spianata o che sanno come accorciarsela. Ho imparato ad arrangiarmi, a mangiare merda e a essere più opportunista. Talvolta ho sbagliato e semppre ho pagato, ho imparato. Sono rimasto molto tempo da solo, anche in mezzo a mille altre persone, e ho capito che una cosa sola è veramente indispensabile nella vita. E mentre pensavo a tutto questo ballavo e ridevo e insieme piangevo. Devo dire Grazie. Grazie per tantissime volte in oltre 15 anni, una parte di vita spesa bene, appagante, una vita guardando il mondo attraverso parole, chitarre, batterie. Anche se obiettivamente oggi non sono belle come allora e non lo saranno più. Ma ho imparato anche a tirare fuori i ricordi. "Benvenuti a San Siro", questa come quella di ieri, stanco come allora, anni fa accalcato per vederci meglio e urlare per farmi sentire, oggi in disparte per farmi avvolgere da tutto e godermelo da solo, guardare sotto il palco un figlio che quindici anni fa non c'era e capire, cazzo, quanto tempo è passato in così poco tempo, in uno spazio così breve. Forse continuerà, se ci vedremo di nuovo, ma a Torino è un viaggio che finisce e un viaggio che forse ricomincia, una gioventù che ritorna o forse una gioventù al capolinea, essere bambini ancora, sempre o forse mai più come lo si è stati in questi 15 anni.