7.23.2007

Colpa della Luna

“Questa notte non è normale, io ci provo ma non riesco a dormire, tutto il mondo entra dalla finestra, mille voci nella mia testa…”. Quella notte era colpa della luna, mentre i cellulari suonavano e i display si riempivano di poche parole, “Alphonso Ford è morto”.
Spegni tutto, affacciati alla finestra, colpa della luna e delle stelle. Mi resi conto immediatamente che non stavo piangendo mentre cercavo di raccogliere qualche ricordo sparso qua e là, Alphonso aveva dispensato troppa gioia ed emozioni positive. Lo vidi per la prima volta in una sera di novembre, anno 2000. Peristeri contro Paf Bologna di Eurolega, fino a quel momento era un nome e una fama, un ottimo giocatore, un grandissimo realizzatore. Una fama che accompagna molti altri, ma lui non era niente di tutto questo. Alphonso Ford era un artista, uno struggente poeta di pallacanestro in grado di mescolare una impressionante forza fisica con una delicata leggiadria. Naturalmente tornai, trascinato proprio da Ford, a vedere le sue squadre in Eurolega. Mi ero innamorato, mi ero innamorato nuovamente del basket. Di Ford ricordo la serenità e l’allegria con cui rideva a gran voce un paio d’ore prima di una semifinale scudetto, in cui riuscì a tenere a galla il Peristeri segnando 43 punti. Ricordo anche il suo gesto di stupore e dolcezza nei confronti del figlioletto, che durante i timeout si divertiva a tirare a canestro. Il bimbo stava giocando con un arbitro di Eurolega. Ricordo la rabbia in una schiacciata sbagliata a un minuto dalla fine contro il Panionios, entrò come una lama nella difesa delle Pantere e schizzò un gran balzo, un fulmine. Troppo furioso per la sconfitta spedì il pallone oltre la metà campo. Era simpatico anche quando protestava con gli arbitri, frustando il dito nella loro direzione e mormorando “bullshit, bullshit!”. Ha distribuito la gioia del basket ricevendo in cambio tantissimo affetto e il rispetto degli avversari. Non sono molti i giocatori dell’Olympiakos ad aver ricevuto un applauso dalla sponda verde di Atene, uno di questi naturalmente è Alphonso Ford. Se ne è andato in una notte di settembre, i ricordi ora brillano in una lacrima. “Colpa della luna, grande e luminosa, che ha invaso la stanza rovistando ogni cosa… colpa delle stelle, lucide e vicine, non si riesce a contarle, pungono come spine…”