5.15.2008

...ancora tu???


Per essere protagonisti nella pallacanestro non bisogna per forza essere alti due metri, saper tirare, difendere e dominare al rimbalzo. Si può anche indossare panni più consoni alla vita civile e riuscire a vivere il basket con il caldo cuore del motivatore prima di scendere in campo e con l’algida logica del giocatore di scacchi una volta nel parquet. Il Cska Mosca ha conquistato la sua sesta Eurolega nella storia, la seconda in tre anni, battendo 91-77 il Maccabi Tel Aviv nella finale di Madrid. Il Cska è la principessa invitata al ballo: quasi scontato che ci arrivasse, anche perchè sul ponte di comando ha il miglior allenatore d'Europa, uno che quando è arrivato alle Final Four (ed è successo spesso) è sempre approdato in finale. Impressionante la prova di forza degli ultimi cinque minuti di una partita (la semifinale con in Tau) in cui il Cska ha giocato non benissimo: la difesa è diventato un muro, in attacco si è improvvisamente smesso di sbagliare e la finale è automaticamente arrivata e chiaramente i moscoviti hanno poi vinto il titolo in pieno controllo.
Dove sta il segreto del Cska? Nella mole di talenti in campo, e nei soldi che strabordano dalle casse societarie utilizzati per ingaggiarli, certamente. Ma forse il vero campione di Mosca è a bordo campo. Si chiama Ettore Messina, ed è l’unica spruzzata di azzurro in questa finale europea. A 49 anni l’uomo di Catania è al suo ventesimo trofeo vinto in carriera.
Ha cominciato prestissimo: a 30, nel 1989, diventa primo allenatore della Virtus Bologna. L’inesperienza non l’ha travolto, anzi: ha saputo domarla con la freddezza, l’apertura mentale, il carisma e la conoscenza degli uomini e della pallacanestro, tutte doti che porta addosso come un marchio di fabbrica. Di lì il diluvio: tra Bologna, Treviso e Mosca, quattro Coppe dei Campioni, una Coppa delle Coppe, quattro campionati italiani e due russi, sette Coppe Italia e due russe. In mezzo, nel 1997, l’argento europeo in Spagna alla guida della Nazionale.
Facile dire un vincente, eppure la spinta di Messina non si è ancora esaurita. Dopo quasi trent’anni di carriera ad altissimo livello ha ancora molto da offrire, da proporre. Lo ha sempre fatto, studiando con attenzione il basket del control game dei greci e dei serbi, la cura della tattica e della difesa, la disciplina fuori e dentro il campo.
Rimarrà ancora una stagione al Cska, ha firmato il rinnovo proprio a Madrid. Poi, chissà. Da un certo punto di vista la destinazione più logica per lui sarebbe l’NBA, nella vesta di dirigente-allenatore: ha le conoscenze tecniche e la forma mentis manageriale (peraltro, è laureato in Economia e Commercio) per gestire bene entrambi i ruoli.
Ettore è il più grande di tutti, si merita e si meriterà ogni traguardo che raggiungerà. Il destino gli ha portato via per un tumore un fratello da pochi mesi e gli ha lasciato un credito che difficilmente si potrà esaurire.